¸¸Chocolate; l o v e r s

untitled, in attesa di trovarle un titolo... XD

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»Wasabi;G
view post Posted on 2/6/2010, 14:02




è_è questo è il primo capitolo per una storia che sto facendo per la gazzetta kasinista °-° la metto in anteprima qui, tanto nessuno la vedrà XD
Se avete consigli per il titolo dite pure *-*
non sono una pervertita!
sì... è lunghino ma spero che vi piaccia XD

CAPITOLO 1:
SPOILER (click to view)
Nashira aveva passato ore a prepararsi; si era pettinata a lungo i capelli argentei, indecisa se lasciarli lisci o annodarli in una treccia, cosa che infine aveva scelto, e si era messa il suo vestito migliore, quello di seta rossa, che si stringeva leggermente sui fianchi e ricadeva morbido fino alle caviglie. Fece una giravolta e si guardò allo specchio. Sorrise. In fondo, per quanto critica potesse solitamente essere, quel giorno si piaceva davvero. E mentre impaziente si avviava fuori di casa, la sua mente era già proiettata alla festa del suo fidanzamento che sarebbe stata data quella sera, e più in là alla vita che avrebbe trascorso con il ragazzo che a breve le si sarebbe dichiarato.
Camminava saltellando e non poteva fare a meno di sorridere ai passanti che incontrava per strada, conoscenti o sconosciuti che fossero; quando, nella luce del tardo pomeriggio, senza accorgersi di essere arrivata, vide il gazebo che avevano fatto allestire per l'occasione. Più bello di ogni sua aspettativa era stato adornato con fiori d'arancio ed era illuminato da piccole candele poste sopra a tavoli imbanditi di frutta candita, pasticcini, torte e altre leccornie mentre delle cameriere vestite a festa cominciavano già a versare da bere ai primi ospiti: i genitori di lui e qualche amico di famiglia. Questi non appena la videro le andarono incontro e la riempirono di complimenti e felicitazioni, stringendole le mani e baciandola sulle guance. Le fu difficile districarsi tra quegli abbracci, ma finalmente giunse dal suo amato, che per tutto il tempo non aveva fatto altro che sorridere e guardarla divertito. Quando lei fu abbastanza vicina il ragazzo si chinò, prese uno dei tanti papaveri che crescevano nel campo e facendo attenzione a non staccare i petali, lo mise delicatamente sul suo orecchio, baciandola teneramente sulle labbra.
-Sei bellissima- le disse.
-Grazie- arrossì -Senti Sàdal... tra poco saremo ufficialmente fidanzati... come ti senti?-
-Benissimo amore mio e tu?-
-è il giorno più bello di tutta la mia vita-.
Il ragazzo la strinse a se e le accarezzò la testa, quando all'improvviso uno squillo di tromba li fece staccare bruscamente.
-Cos'è stato?- chiese Sàdal allarmato e prendendo Nashira per mano ritornò insieme agli ospiti.
Si stavano giusto chiedendo cosa potesse essere accaduto quando un paggio arrivò da loro correndo.
-Il re! La leva! La guerra! Il ministro! è qui! La leva! La legge! La guerra!- urlò trafelato, nonostante la vicinanza con i suoi interlocutori.
-respira! si può sapere cosa stai dicendo?-
-Signore, uno stato confinante ci ha dichiarato guerra e... e il re ha inviato un ministro per fare la leva... tutti gli uomini del villaggio devono recarsi in piazza... subito!-
-Oh no, Sàdal e adesso come facciamo?- chiese la ragazza che ancora stentava a credere a ciò che aveva appena sentito.
Lui la fissò per un'attimo, poi, prendendole il viso tra le mani le disse: -devo andare-.
Dopo aver licenziato i pochi ospiti e lasciato detto di rimandare a casa gli altri, tornarono verso la città tenendosi per mano, mentre il sole tramontava e illuminava tutto con la sua luce dorata.
Un petalo del papavero cadde a terra.
La mattina seguente tutta la cittadinanza era radunata nella piazza centrale, per dare l'ultimo addio ai propri cari.
Sàdal guardò la sua ragazza con infinita pena e tenerezza; le sue iridi blu oltremare, forse accentuate dagli occhi leggermente gonfi dopo una notte di pianto, si stagliavano superbe sul grigio plumbeo del cielo e del suo vestito di lino nero, quasi fosse già in lutto, mentre i capelli argentei erano pettinati in uno chignon, che la faceva sembrare più grande della sua età.
Avvicinandola a sè, la cullò un'ultima volta tra le braccia e le disse con la voce leggermente rotta: -tornerò e poi ci sposeremo direttamente, va bene?- lei si voltò a guardarlo -e se non dovessi più tornare?- la baciò sulla guancia -ti amo, tornerò, te lo prometto- -ti prego non partire, non lasciarmi... lo sai che non ho nessun'altro oltre a te- -sta tranquilla piccola... non morirò e tornerò da te prima di quanto immagini-.
Nashira annuì mestamente e lo abbracciò con passione finchè lui non fu costretto dai suoi compagni a salire sulla carrozza.
Mentre i cavalli di questa partivano, facendo stridete le ruote di ferro,a Nashira scese una lacrima.
Passò un anno e lui non tornò. Della guerra al fronte si sapeva poco o niente; probabilmente se fossero stati conquistati se ne sarebbero accorti solo dall'insolito affluire di stranieri in quella zona.
Nashira stava facendo il bucato, quando alla notizia che un ministro sarebbe venuto a fare in una città vicina una seconda leva, una strana idea le si insinuò nella mente.
Era stata troppo tempo ad aspettare, senza avere notizie... e se queste non arrivavano sarebbe andata lei da loro; ma si presentava il problema del "come". Era da escludersi che i soldati avrebbero lasciato avvicinare una ragazza al fronte, sempre che ci arrivasse senza fare spiacevoli incontri.
Ormai era sera e lei si stava arrovellando da ore tenendosi la testa tra le braccia, quando la soluzione si presentò inaspettata davanti a lei: diventare un uomo. Era un'idea pazza, azzardata e assolutamente da incoscienti. Si guardò allo specchio sorridendo compiaciuta e pensò che sì, in fondo ce la poteva fare.
Se si fosse arruolata come mago una grande tunica avrebbe coperto il suo corpo, compreso il suo seno fortunatamente non prosperoso, e non avrebbe dovuto preoccuparsi d'altro che di non spogliarsi davanti a degli estranei, in modo da non essere scoperta, perchè in quello stato fingersi un uomo, e peggio ancora un militare, era punibile con la morte.
Mago. Questa parola risuonava nella sua mente allettante e misteriosa, come un frutto succoso che hai in mano ma che non puoi mangiare; perchè lei la magia l'aveva sempre avuta, ma non aveva mai imparato ad usarla. Le poche volte che questo era successo infatti, era stato solo per spirito di sopravvivenza, e comunque, l'aveva lasciata ogni volta priva di sensi.
E mentre si chiedeva se l'avrebbero accettata lo stesso, prese una lama e si tagliò i lunghi capelli, ciocca dopo ciocca, finchè non sembrarono quelli di Sàdal e a questo punto ebbe una stretta al cuore. Si sdraiò sul letto e stringendo il cuscino, immaginò il ragazzo al fronte, mentre combatteva contro le schiere nemiche, per lo stato, per il popolo, per lei... per lei a cui si aggrappavano tutte le sue speranze, per lei il cui solo pensiero gli impediva di impazzire in mezzo a quella miseria, per lei che sapeva gli sarebbe stata sempre fedele.
E immaginando ciò che lui provava si addormentò pesantemente.
La mattina dopo, all'alba, scrisse poche righe a una sua amica del villaggio, dove le spiegava cosa avrebbe fatto e la pregava di tenere dietro alla casa in sua assenza, poi mise i vestiti più larghi che aveva: una camicia bianca slavata legata in vita, un gilet di pelle marrone, dei pantalo di fustagno anch'essi marroni e delle scarpe da caccia. Gli indumenti erano palesemente grandi dato che erano i vecchi indumenti di suo padre, che non aveva voluto buttare nonostante lui e la madre fossero morti già da anni per un'epidemia.
Prese il pugnale e un sacchetto di soldi dalla credenza e simulando come poteva il passo di un uomo, senza farsi vedere, uscì di casa e andò alla stalla.
Sellò Diphda, la sua cavalla bianca, dono di Sàdal e partì alle prime luci del mattino alla volta della città vicina.
Quando arrivò, circa nel primo pomeriggio, smontò da cavallo e tirandolo per le redini, camminò per le stradine di ciottoli del villaggio in cerca della carrozza del ministro.
Passarono diversi minuti prima che si accorgesse che le ragazze che la vedevano, commentavano il suo passaggio, indicandola e tirandosi gomitate a vicenda con fare malizioso. Ridacchiò e il petto si riempì di uno strano senso di orgoglio misto a imbarazzo. Così un po per pavoneggiarsi, un po' per divertirsi andò da una ragazza e cammuffando la voce le chiese dove poteva trovare la carrozza del ministro.
-mi dispiace ma il ministro non arriverà fino a domani, pare che sia crollato un ponte lontano da qui, e sia stato costretto ad allungare la strada- rispose la fanciulla sorridendogli, tra la palese invidia delle amiche.
-grazie, mi sei stata di grande aiuto- le disse sorridendo e si voltò; finchè non svoltò l'angolo continuò a sentirla emettere urletti di eccitazione, mentre le sue amiche le saltellavano attorno, e le raccontavano di storie d'amore con eroi di guerra, come immaginavano sarebbe stato il futuro di quel ragazzo.
Nashira girò per la città ancora per qualche ora, visitando il mercato e trattenendosi dal provare i vestiti da donna, quando, all'imbrunire, cominciò a cercare una locanda a buon prezzo dove alloggiare per la notte.
Ne trovò una, dal nome "ProfondoBlu" proprio vicino alla piazza centrale, e dopo aver lasciato Diphda a un garzone, che mise la sua cavalla a riposare e le diede un bigliettino dove c'era il numero della stalla, aprì la porta.
Il locale era luminoso e pieno di vita, e da ogni angolo si levava un chicchiericcio vivace; la maggior parte della clientela, uomini, sedeva al bancone o ai tavoli con un bicchiere di birra in mano, e una cameriera passava ogni momento a riempirglielo. Proprio questa le si avvicinò, con ancora la brocca in mano e le disse: -avanti, non stare lì fermo sull'uscio... entri o no?- Nashira si riscosse e annuendo varcò la soglia, richiudendo la porta alle spalle. -mi servirebbe una stan..- iniziò lei ma la cameriera la interruppe subito e la indirizzò alla cassa, ricominciando un momento dopo con il suo giro dei tavoli.
La ragazza si avvicinò alla cassiera e le disse: -salve, vorrei una camera per questa notte, una cena e dovrei pagare per la stalla della mia cavalcatura...- allungandole il bigliettino.
-Ma certo, sono 5 monete di bronzo- sorrise quella.
Era pittosto giovane, aveva un viso rotondo e una lunga chioma corvina, mentre gli occhi erano due pozzi neri.
Nashira tirò fuori il sacchetto con tutti i suoi soldi e le diede la somma pattuita. La cassiera lo fissò un attimo e pensò senza sbagliare che dentro doveva esserci una bella somma. Alzò un sopracciglio e disse: -certo che viaggi pesante...- -già... domani mi arruolo e ho pensato che un po' di denaro mi potrebbe essere utile...- -ah... ti arruoli... sai che questo comporterà molte privazioni... niente più cene abbondanti... niente più serate nelle locande con gli amici... niente più donne...- e nel dire questo si avvicinò a lei con fare sensuale, mettendo in mostra la generosa scollatura.
Nashira soffocò una risata ma lei se ne accorse lo stesso: -cosa ridi? Guarda che la mia proposta era seria... ma guardati, non sei che un ragazzino... sei così liscio...-esclamò toccandole le guance -non hai neppure la barba...-. La ragazza avvicinandosi al viso di lei le soffiò: -credo che non ce ne sia davvero bisogno... se ti fanno gola i miei soldi, evita di tentare di guadagnarteli prostituendoti...
portami la cena in camera appena puoi... sono molto stanco.- e con espressione grave le prese le chiavi della stanza dalle mani e salì le scale.
Quando arrivò in camera si buttò sul letto e cominciò a ridere disperatamente con le lacrime agli occhi. Aveva vissuto diciottanni relativamente tranquilli e ora che era fuori di casa non poteva credere a quello che le stava succedendo e a cosa le sarebbe successo!
I suoi pensieri però vennero bruscamente interrotti dal bussare della cassiera sulla porta.
-Avanti!- gridò, tentando di riacquistare il contegno.
La fanciulla entrò e appoggiò il vassoio sul tavolino della piccola camera accogliente, poi si torse un attimo le mani con fare imbarazzato eguardandola negli occhi disse: -senti... scusa per quella cosa che ti ho detto prima sulla barba... cioè.. non voglio perdere clienti per queste cose... quindi fa finta di non aver sentito per favore...- . Nashira roteò gli occhi. -ti ho detto che non sarei stato tuo cliente comunque...- -ma sei sicuro??- -sì, fidati... e poi certe cose vanno fatte con le persone che si amano, no?- la cassiera abbassò lo sguardo; -...non pensare che a me piaccia sai?- -cosa?- -fare quello che faccio!- -ah... e perchè lo fai allora?- -...è l'unico lavoro che so fare...e poi non credere che i miei padroni mi lascino andare via molto facilmente...-. Nashira le sorrise complice, -e tu scappa!- -cosa?- -domani arriva la carovana del ministro... avranno sicuramente bisogno di infermiere, potresti proporti!-.
Rimasero in silenzio, lasciando che l'idea galleggiasse e prendesse forma nelle loro menti.
-come ti chiami?- Merope, tu?- -Nashi... Nash, mi chiamo Nash- -è un nome strano...- -sì! cioè no! Insomma, se esiste il nome Nashira che è femminile, c'è anche Nash che è maschile!- disse sulla difensiva la ragazza.
Merope la guardò di traverso per un momento poi scosse la testa.
-vedremo- disse e uscì.
Nashira emise un sospiro di sollievo, pensando allo stesso tempo come avesse potuto dire una cosa tanto insensata e se non fosse stato meglio anche per lei proporsi come infermiera... o cuoca... ma poi pensò che non avrebbe avuto abbastanza libertà per svolgere le sue ricerche, e addormentandosi, finì finalmente quella giornata diversa da tutte le altre.


Edited by »Wasabi;G - 2/6/2010, 17:13
 
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